Sono appena rientrata da Taranto.
Un viaggio breve e molto emozionante: abbiamo presentato il libro di Sara Masella nel quale ho scritto una mia introduzione.
E’ la quarta volta che vado a Taranto ed ogni volta mi incanto su tutto: dall’ospitalità alla passione di tutte le persone con cui mi relaziono.
Siamo tutti legati dalla fotografia ma alla fine, ne sono convinta, sono le emozioni che ci legano veramente.
Arrivo a casa di Sara e mi accolgono con una tavola imbandita di ogni meraviglia (in fotografia ci sono soltanto alcuni antipasti).
Si chiacchiera tanto e allegramente e subito arriva il momento della presentazione: ci cambiamo d’abito e andiamo.
L’evento inizia con i bambini: il libro è dedicato a loro e sono stati proprio loro, infatti, ad “aprire le danze”, leggendo alcune delle filastrocche contenute nel libro.
Subito dopo entriamo “in scena” noi, con i nostri scambi di pensieri e di emozioni che mi hanno riscaldato il cuore.
Stamane grandi giri in città alla ricerca delle cartellate, un passaggio alla Casa del libro che ospita soltanto libri interessanti…..e poi un panino super creativo da mangiare in treno.
Torno a casa molto soddisfatta: tutte le donne che hanno lavorato alla costruzione di questo libro sono proprio grandi.
C’ERA UNA VOLTA. Di Federica Cerami
Vorrei iniziare i miei pensieri sul libro di Sara, che oggi presentiamo, partendo dalla fine, ringraziando, cioè, la nostra autrice per quanto ci ha donato e per il modo leggero con cui ha realizzato questo suo progetto.
Uso questa parola con la stessa accezione con cui l’ha usata Italo Calvino quando affermava: “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità , ma planare sulle cose dall’alto e non avere macigni sul cuoreâ€.
E’ con questi voli di fantasia che mi accingo ad entrare dentro SCATTI DA MANGIARE, sottolineando un punto, per me molto importante, ovvero la sua narrazione circolare.
Il lavoro è scritto da una persona adulta ed è destinato a dei bambini ma, ovviamente, noi adulti lo leggeremo per primi, facendoci magicamente trasportare da questo linguaggio verbale ed iconico così diretto e immediato.
Essere diretti e immediati, a pensarci bene, è proprio una caratteristica del modo con cui i bambini si rapportano alle cose e alle persone.
Anche noi siamo stati così.
Il tempo, però, giorno dopo giorno, ci ha trasformati, in adulti.
Vestendo i panni degli adulti ci siamo dovuti adattare a vivere con delle modalità diverse che ci hanno allontanato, in qualche modo, dal mondo dei bambini.
Ecco, io anche in questo punto, provo un sentimento di riconoscenza verso Sara: ho letto le sue filastrocche e le sue storie e, con leggerezza, mi sono fatta trasportare indietro nel tempo, fino a provare emozioni semplici e immediate che, un po’, mi ero dimenticata.
Ho ripassato la Convenzione dell’ONU sui diritti dei bambini: non mi ricordavo tutti i punti.
Ho letto le preziose ricette e poi le storie e le filastrocche ma, chiaramente, credo per deformazione professionale, a un certo punto, mi sono totalmente persa nelle sue immagini.
Che esperienza esaltante quella di perdersi: quando ti ritrovi, infatti, c’è sempre qualcosa di nuovo in te con cui puoi fare amicizia.
Ogni immagine di questo libro, è la rappresentazione di un set fotografico costruito meticolosamente a partire dalla scelta oculata, fatta con la supervisione dei suoi figli, dei prodotti alimentari, passando per il loro assemblaggio e finendo nella tecnica fotografica che ce li ha restituiti in tutti i suoi dettagli reali ed immaginari.
Ogni viaggio all’interno delle fotografie di Sara, infatti, è una possibilità di compiere un viaggio anche dentro noi stessi, che ci mette di fronte alla nostra libertà di pensiero.
Sfogliamo le pagine di questo libro, parola dopo parola e immagine dopo immagine ed ecco che iniziano ad affiorare a galla tanti ricordi e tante fantasie del passato remoto.
E’ con questi ricordi tra le mani che mi viene in mente un libro che cita anche Sara, “Il piccolo Principeâ€, quando ad un certo punto afferma che:
“Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale e’ invisibile agli occhiâ€.
Vedremo solo attraverso il nostro cuore, quello che il libero fluire delle nostre emozioni ci permetterà di vedere.
Si può comunicare con i bambini, infatti, senza mai perdere il nostro ruolo di adulti e si può essere adulti senza dimenticarci mai la nostra parte bambina per darsi sempre, in tal modo, la magica opportunità di apprezzare la vita con una prospettiva più aperta.
Pablo Neruda sosteneva, in tal senso, che: “Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di séâ€.
E allora ben venga, finalmente, questo libro a colmare il vuoto nel quale tante volte cadiamo noi adulti e a darci la possibilità di poter rientrare, tutte le volte in cui ne avremo bisogno, nel nostro tempo passato.
Siamo la luce ed il buio, il giorno e la notte, il caldo ed il freddo, il bianco ed il nero e infine, siamo adulti e bambini al tempo stesso